Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
«Insieme alle terapie e alle tecniche più avanzate per il corpo, offrite a quanti si rivolgono con fiducia alle vostre strutture le medicine dell’anima, cioè la consolazione e la tenerezza di Dio. Questo significa per voi combattere con coraggio le cause della sofferenza e curare con amore il disagio delle persone sofferenti o in difficoltà».
Con queste parole Papa Francesco ha incoraggiato la Fondazione Don Gnocchi a proseguire il proprio impegno accanto alla vita, nel corso dell’udienza straordinaria svoltasi questa mattina in Vaticano, alla presenza di quasi 6 mila pellegrini. Tra loro, molti disabili e pazienti accompagnati dai familiari, provenienti da ogni parte d’Italia.
«Una società che non è capace di accogliere, tutelare e dare speranza ai sofferenti, è una società che ha perso la pietà, che ha perso il senso di umanità – ha proseguito il Santo Padre –. La vasta rete di centri e servizi che avete realizzato in Italia e in altri Paesi rappresenta un buon modello, perché cerca di unire assistenza, accoglienza e carità evangelica. In un contesto sociale che favorisce l’efficienza rispetto alla solidarietà, le vostre strutture sono invece case di speranza, il cui scopo è la protezione, la valorizzazione e il vero bene degli ammalati, dei portatori di handicap, degli anziani».
Papa Francesco ha poi concluso: «Cari amici, rinnovo il mio apprezzamento per il servizio che rendete a quanti si trovano in difficoltà. Vi incoraggio a proseguire il vostro cammino nell’impegno di promozione umana, che costituisce anche un contributo indispensabile alla missione evangelizzatrice della Chiesa».
Il saluto della Fondazione al Santo Padre è stato portato dal presidente, don Vincenzo Barbante, quarto successore di don Gnocchi: «Nel suo testamento don Carlo ha affidato ai collaboratori la sua Opera, usando un’espressione milanese carica di affetto: "Ve raccomandi la mia baracca". A distanza di tempo siamo consapevoli che la stagione del bene non è mai finita e anche oggi ci interpella. Il bene è possibile per tutti e richiede la stessa fede, fantasia e rigore del nostro Beato don Carlo, per essere "accanto alla vita sempre”».
Intenso il momento in cui Rocco Martino (foto sopra), paziente del Centro Don Gnocchi di Acerenza (Potenza) ha rivolto al Papa il messaggio di saluto di tutti i pazienti della Fondazione Don Gnocchi: «Tre anni fa sono stato colpito da un ictus. Non potevo muovermi e avevo perso l’uso del linguaggio. Parlare oggi davanti al Papa è stata un’emozione indescrivibile».
L’incontro con Papa Francesco avviene a dieci anni dalla beatificazione di don Carlo Gnocchi. Oggi, la Fondazione Don Gnocchi è presente con oltre 50 strutture tra ospedali e ambulatori territoriali, distribuiti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Campania e Basilicata. Con 3.700 posti letto per riabilitazione e 6.000 operatori, assiste oltre 250.000 persone mediamente ogni anno in Italia ed è attiva con progetti sanitari e socio-assistenziali, in veste di Organizzazione Non Governativa (Ong), in Burundi, Ruanda, Bolivia, Ecuador, Bosnia Erzegovina, Ucraina, Myanmar (ex Birmania) e Cambogia.
Centrale per la Fondazione anche l’attività di ricerca scientifica che ha visto negli ultimi anni un importante sviluppo di sperimentazioni multicentriche per l’applicazione di tecnologie robotiche. 10 dei 28 Centri ospedalieri distribuiti tra Nord, Centro e Sud Italia sono oggi dotati di piattaforme robotizzate per la riabilitazione neuromotoria di pazienti post-ictus e affetti da sclerosi multipla.
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