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Il 20 ottobre si celebra l’edizione 2024 della “Giornata mondiale dell’osteoporosi” e la Fondazione Don Gnocchi rilancia l’impegno che la vede in prima fila per la prevenzione e cura di quella che viene definita come una "malattia silenziosa". L’osteoporosi si insinua infatti di nascosto e non dà segno di sé, se non quando è già a uno stadio avanzato. E nel momento in cui si manifesta, lo fa in modo drammatico: con le fratture. Si stima che in Italia l’osteoporosi colpisca circa 5 milioni di persone, l’80 per cento delle quali donne dopo la menopausa.
«Solo una donna su due sa di essere affetta da osteoporosi – sottolinea il dottor Giorgio Gandolini, medico specialista in reumatologia della Fondazione Don Gnocchi -. La stessa mancanza di consapevolezza riguarda un uomo su cinque: è quanto emerge da studi condotti recentemente in Italia».
L’osteoporosi è una patologia caratterizzata dalla diminuzione della massa ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo: questo determina un aumento della fragilità e del rischio di fratture, che si verificano soprattutto al polso, alle vertebre e al femore prossimale.
«È la cosiddetta malattia “delle ossa fragili” - evidenzia il dottor Gandolini -. Queste fratture da fragilità possono avere conseguenze molto gravi, visto che sono una delle cause principali di dolore, perdita di indipendenza e disabilità e possono addirittura mettere a rischio la vita del paziente, con costi enormi sul piano medico, economico e sociale. Per questo motivo e per l’ampia diffusione del problema, che è in continua crescita per via dell’invecchiamento della popolazione, è importante conoscere bene questa malattia, fare tutto il possibile per prevenirla e, qualora sia già presente, agire in modo da arrestarne il peggioramento con trattamenti adeguati e un corretto stile di vita».
Nelle prime fasi della malattia, tipicamente il paziente non presenta alcun sintomo. Con il passare del tempo possono comparire una postura incurvata, un calo di statura (effetto dello schiacciamento di uno o più corpi vertebrali) e, da ultimo, le tipiche fratture “da fragilità ossea”, associate a loro volta a un dolore forte e acuto. In molti casi queste fratture sono la prima manifestazione improvvisa di un’osteoporosi che per anni non ha dato alcun sintomo premonitore e sono indice di uno stadio avanzato. Per evitare di trovarsi in questa situazione, è importante valutare con l’aiuto del medico la predisposizione all’osteoporosi, valutando se sottoporsi a un esame densitometrico (la MOC) e adottare misure di prevenzione per proteggere le ossa, analizzando i fattori di rischio. La presenza di dolore diffuso non è una manifestazione di osteoporosi.
«I principali fattori di rischio sono ad esempio l’età, il sesso femminile, la menopausa e la familiarità e si tratta di fattori non modificabili - aggiunge Gandolini -. Esistono poi fattori di rischio modificabili, legati allo stile di vita e alle abitudini alimentari: un apporto insufficiente di calcio e vitamina D, una dieta povera di frutta e verdura, un eccesso di proteine, sodio e caffeina, il consumo eccessivo di alcool, il fumo, la magrezza eccessiva e una costituzione minuta e una vita sedentaria. Ci sono poi molte malattie che possono danneggiare le ossa e aumentare il rischio di osteoporosi, quali le malattie del sistema endocrino, seguite dai disturbi digestivi e gastrointestinali, le malattie autoimmuni, alcuni tumori e disturbi del comportamento alimentare. Esistono anche alcune classi di farmaci, in particolare i cortisonici (corticosteroidi), ma anche alcuni antiepilettici e antitumorali, che sono potenzialmente dannosi per le ossa. Spesso questi farmaci sono indispensabili per curare malattie gravi: in questi casi, il rischio di osteoporosi può essere ridotto associando opportune terapie preventive o di supporto».
L’osteoporosi è una malattia dalla quale non si può guarire. Tuttavia si può fare qualcosa, oltre che per prevenirla, anche per rallentarne o arrestarne la progressione. Esistono farmaci approvati per la prevenzione e il trattamento: spetta al medico scegliere il più adatto alle esigenze del paziente, tenendo conto del sesso, dell’età, della gravità dell’osteoporosi, della presenza di ulteriori fattori di rischio (per esempio il rischio di cadute) e delle comorbilità del paziente (alcuni farmaci sono controindicati in condizioni cliniche particolari). Sostanzialmente, i farmaci efficaci nella terapia dell’osteoporosi si dividono nelle categorie di agenti anti-riassorbitivi (che riducono il riassorbimento osseo, rallentando o fermando la perdita di osso e preservando la densità ossea) e agenti anabolici (che stimolano la formazione di nuovo osso).
«In presenza di una semplice osteopenia o di un’osteoporosi non grave il medico potrebbe prescrivere solo supplementi di calcio e vitamina D - precisa il medico della Fondazione Don Gnocchi -. Tali supplementi vanno sempre abbinati ai farmaci, in quanto è dimostrato che sono necessari per massimizzarne l’efficacia. Inoltre, entrambi questi interventi (integratori e farmaci) devono essere sempre associati a uno stile di vita adeguato per la salute dell’osso (dieta ricca di latte e latticini, attività fisica regolare, giusto peso forma, limitare l’alcol, no al fumo). Anche il pesce, soprattutto il pesce azzurro, è una discreta fonte di calcio. Inoltre, una certa quantità di calcio si può assumere bevendo acqua minerale (alcune ne contengono fino a 300 milligrammi per litro) o acqua del rubinetto, che possono contribuire a raggiungere il fabbisogno giornaliero raccomandato. Sarebbe meglio evitare, o quanto meno limitare, bevande contenenti alcolici, teina e caffeina, perché queste sostanze influiscono negativamente sull’assorbimento intestinale del calcio».
Utile è inoltre l’esercizio fisico: «Per essere efficace - conclude Gandolini -, deve implicare un carico meccanico. Deve cioè far lavorare il corpo contro la forza di gravità. Azioni semplici, come ad esempio camminare e salire le scale, hanno tutte questa caratteristica e sono quindi utili. Ovviamente, anche fare sport almeno una volta alla settimana serve, purché si evitino quelli che implicano un rischio elevato di traumi, cadute e, quindi, fratture. La ginnastica e la danza, se praticate con regolarità, vanno benissimo perché, oltre a irrobustire i muscoli e lo scheletro, migliorano la coordinazione, l’equilibrio e i riflessi, contribuendo a ridurre il rischio di cadute. Un semplice programma di esercizi si può eseguire comodamente anche a casa propria, ma nelle persone anziane, che magari hanno già un’osteoporosi conclamata, deve essere intrapreso con gradualità e concordato con il proprio medico».
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