Il messaggio del presidente nel numero pasquale della... (Leggi tutto)
Una grande gioia. Non solo per lui, ma per l’intero Nucleo Aquiloni dell’Istituto “Palazzolo-Don Gnocchi” di Milano. Quando l’ingegner Giacomo Chiametti, ospite della struttura della Fondazione, ha visto arrivare una busta marrone a lui indirizzata gli è bastato buttare l’occhio sull’intestazione della Segreteria di Stato Vaticana per capire che in quel momento si avverava un sogno: la pronta risposta di Papa Francesco a una sua precedente lettera che aveva fatto pervenire al Pontefice attraverso suor Gabriella, superiora della comunità nell’Istituto.
Felicità alle stelle per l’uomo e notizia che in un baleno ha fatto il giro di tutto il reparto che accoglie persone con patologie neuromuscolari o in stato vegetativo, guidato dalla dottoressa Guya Devalle. L’ingegner Chiametti è ospite dal lontano 2012 per via di una sclerosi laterale amiotrofica (SLA) a lento decorso: una malattia che gli impedisce l’uso della parola, ma che gli consente di esprimersi in modo lucidissimo attraverso l’uso del computer.
«Caro Papa Francesco…»
E proprio da una stampata del suo pc è nata la lettera poi inviata in Vaticano: «Caro Papa Francesco - scriveva -, mi piace usare il computer e ogni giorno cerco una buona notizia per suor Gabriella (sa, lei corre sempre e non ha tempo di cercare!) e poi ci soffermiamo a parlare di lei e della sua missione nel mondo. Così a me è venuto il desiderio di farle sapere quello che io penso e chiedere una sua benedizione per i miei figli Massimiliano e Hannah, che vivono in America. I figli sono essenziali per me: la sua benedizione sia loro di grande aiuto. I figli sono la posterità ridiventata giovane per l’ennesima volta: sia questa certezza un incoraggiamento per la vita futura. Loro sono essenziali per me: sono colpito da SLA e sono qui a Milano; quando vengono a visitarmi sono molto felice. I figli sono la carica che ogni giorno mi fa alzare e che mi tiene in vita...».
Poche settimane, ed ecco arrivare dalla Segreteria di Stato Vaticana la risposta a Giacomo.
«Papa Francesco - recita il messaggio – ha letto con attenzione la lettera a Lui pervenuta per il cortese tramite della reverenda suor Gabriella, con la quale ella ha confidato lo spirito di fede e la forza d’animo che la sostengono nell’affrontare l’ardua prova che la vita le ha riservato, chiedendo il dono della sua benedizione per sé e per gli amati figli. Paternamente colpito da quanto appreso, il Santo Padre esprime la commossa vicinanza e assicura un fervido ricordo all’altare. Mentre chiede il favore di pregare anche per lui, desidera farle giungere l’eco della sua spirituale presenza e il dono d’un’amicale parola quale segno di viva compartecipazione al cammino quotidiano. Le rivolge pertanto il caloroso invito a porre ogni fiducia nell’amore misericordioso di Gesù, perché “il nostro Dio non è un Dio assente, è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da noi; Egli cammina con noi e non ci abbandonerà nel tempo della prova e del buio».
Nel donare a Giacomo un Santo Rosario, Papa Francesco ha voluto far pervenire un pensiero anche ai familiari dell’ingegner Chiametti e all’intera struttura della Fondazione Don Gnocchi.
«Nel riporre ogni intenzione “sotto il Manto di grazie della Madonna” – conclude la lettera - Sua Santità imparte di cuore la Benedizione Apostolica, che volentieri estende a Massimiliano e Hannah, agli ospiti e al personale di codesto Istituto e alle persone care, accompagnando tale gesto con l’accluso dono appositamente benedetto, auspicando che lo Spirito Santo conceda a tutti fortezza, consolazione e feconda pace interiore».
«Sempre nel mio cuore»
E durante l’incontro che abbiamo avuto nella sua stanza del “Palazzolo”, Giacomo ha voluto digitare al computer ulteriori parole di ringraziamento per il Papa e di commovente speranza per il futuro.
«Ho scritto al Papa per i miei figli *- sono le sue parole -. *I figli sono essenziali per me e per il mio benessere, ovunque essi vivano. Io voglio essere per i miei figli come un eccellente membro della società. Il mio cuore desidera che vivano la loro vita facendo crescere i loro bambini nella serenità e felici con la famiglia che hanno generato. Ho grandi aspettative per loro e amo in loro il desiderio di una genitorialità bella e felice. Conosco la loro vita, avendo sperimentato situazioni familiari difficili. Come papà li amo ogni giorno di più e, certo del loro perdono, voglio assicurarli che sono e saranno sempre nel mio cuore. Per questo motivo la lettera del Papa mi ha dato un’immensa gioia. Sono sicuro che la benedizione di Papa Francesco servirà per il loro avvenire. Sono stato molto contento che il Papa abbia pensato anche agli amici del reparto e agli operatori, che sono professionalmente e umanamente validi, così la nostra malattia diventa più accettabile».
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