Allestimenti suggestivi, testimonianze di ragazzi e... (Leggi tutto)
Da ex allievo dei collegi del beato don Gnocchi – che aveva conosciuto e incontrato da ragazzo – incarnava nella maniera più autentica la missione dell’apostolo dei mutilatini, quell’attenzione e quell’impegno quotidiano nei confronti dei più fragili che aveva abbracciato con responsabilità ed entusiasmo nel corso della sua vita professionale.
Scriveva qualche anno fa in una sua testimonianza sul Centro “Don Gnocchi” di Marina di Massa: «Fu necessaria una grande opera di educazione e sensibilizzazione a vasto raggio per rimuovere vecchi e radicati pregiudizi nei confronti dei diversamente abili. Fortunatamente la vicenda ebbe un’evoluzione positiva, facilitata dal fatto che tra la popolazione si fece largo la convinzione che l’apertura della colonia avrebbe comportato vantaggi economico-occupazionali in un’area tra le più disagiate dell’intero comprensorio massese. Fu così che il 14 novembre del 1958 ebbe inizio la grande avventura del Centro “S. Maria alla Pineta”, inizialmente colonia estiva per i ragazzi e le ragazze dei collegi. Una struttura che, fra alti e bassi, trasformazioni notevoli, difficoltà e successi continua ancora oggi la propria attività nella Fondazione Don Gnocchi nel tentativo, al passo con i tempi, di fornire risposte efficaci e ricche di umanità ai bisogni delle persone più deboli e fragili. In coerenza con la missione di don Carlo, ancora oggi faro-guida e punto di riferimento irrinunciabile in ogni progetto, in Italia o nel mondo: quella “capacità di recuperare e intensificare, attraverso la riabilitazione – sono parole di don Gnocchi – la vita che non c’è, ma che ci potrebbe essere”».
Elio Landucci e - a destra - un'immagine del matrimonio celebrato al collegio di Marina di Massa
L’intera famiglia della Fondazione Don Gnocchi piange la scomparsa di Elio Landucci, 86 anni, storico direttore negli anni Settanta del Centro di Marina di Massa, responsabile economo e a lungo consulente della stessa Fondazione in Toscana e nella vicina struttura ligure di Sarzana, da alcuni anni trasferita nella sede di La Spezia. Oggi, lunedì, la cerimonia funebre nella chiesa della frazione di Turano.
Nei primi anni del dopoguerra, con due amici era stato colpito dall’esplosione di un ordigno bellico. Mutilato ad un braccio, era stato accolto nell’Opera del beato don Gnocchi che si stava sviluppando proprio in quegli anni in tutta Italia, in particolare nel collegio e centro chirurgico di Parma. E alla Fondazione ha poi dedicato il resto della propria vita professionale, insieme alla passione politica grazie alla quale aveva assunto importanti incarichi istituzionali nell’amministrazione della città di Massa.
«Ho un vivo ricordo dell’amico Elio – ricorda il direttore generale della Fondazione Don Gnocchi, Francesco Converti, già responsabile delle strutture toscane della Fondazione -. Sapeva coniugare una grande competenza con una sensibilità e una generosità non comuni. Incarnava davvero l’anima della Fondazione, fatta di professionalità e managerialità indirizzate a migliorare la vita delle persone più fragili. La Fondazione perde un grande amico e un punto di riferimento prezioso».
«Ho lavorato per anni al suo fianco – aggiunge il dottor Mario Petrilli, già responsabile sanitario del Centro di Marina di Massa -. Era stato lui a volermi in Fondazione, firmando il mio primo contratto. E l’ho accompagnato con affetto anche in questi ultimi anni, come suo medico curante».
«Era una persona preparata, sempre disponibile e di grande sensibilità – ricorda Fabio Carlotti, direttore dei Centri toscani e dell’Area Centro della Fondazione -. Come tanti ex allievi di don Carlo, aveva una particolare venerazione per quello che considerava alla stregua di un “padre”. L’ho salutato così, alla camera ardente, con il rosario e l’immagine di don Gnocchi tra le mani…».
Alla famiglia di Elio Landucci, in particolare alla moglie Ines Raffaella e alle figlie Sara e Francesca, l’abbraccio riconoscente e le più sentite condoglianze della Fondazione Don Gnocchi.
Questo il racconto dell'avvio del Centro "S. Maria alla Pineta" che Elio Landucci qualche anno fa consegnò alla rivista della Fondazione "Missione Uomo".
Affacciato sulla spiaggia, il Centro fu fortemente voluto allo scopo di dotare l’Opera di don Carlo di una struttura di soggiorno estivo a carattere riabilitativo, dove i giovani ricoverati nei collegi della Pro Juventute potessero trascorrere periodi di vacanza dopo gli impegni scolastici o lavorativi. Un luogo di riposo e di ristoro, che si rivelò salutare e prezioso per molti assistiti e ospiti della Fondazione (per alcuni anni insieme alla splendida Villa Montana dei Giovi, in provincia di Genova), soprattutto perché consentiva la continuazione delle cure riabilitative anche al mare, cosa che non era stata possibile garantire nelle strutture fino ad allora affittate sulla riviera romagnola, in località Cesenatico.
La struttura di Marina di Massa venne ufficialmente acquisita da monsignor Edoardo Gilardi, successore di don Gnocchi alla presidenza della Fondazione, che nel 1958 la rilevò dal Monte dei Paschi di Siena.
Il complesso di Marina di Massa si estendeva su circa 20 mila metri quadrati di superficie; visto lo stato di degrado (gli ambienti erano in condizioni disastrose, gli infissi non esistevano più e tutti gli impianti erano di fatto inutilizzabili…) fu sottoposto a complesse opere di ristrutturazione e ammodernamento già a partire dal 1957, in virtù di un atto privato di compravendita stipulato dallo stesso monsignor Gilardi con l’istituto bancario senese.
Fratel Edesio, in quegli anni direttore del Centro di Parma (i Fratelli delle Scuole cristiane, primi collaboratori di don Carlo nei collegi dell’Opera, dirigevano parecchie strutture), fu incaricato dal presidente di sovrintendere ai lavori di sistemazione dell’intero complesso. Esempio per tutti di infaticabile attività, fratel Edesio prese a cuore l’impegno e, con grande sacrificio personale, quasi ogni giorno partiva da Parma insieme a tre operai del Centro, per raggiungere Marina di Massa e curare i lavori al fine di rendere la colonia idonea ad ospitare i ragazzi che dai vari Centri della Pro Juventute si apprestavano a trascorrere le vacanze al mare. Arruolò in loco una squadra di falegnami, meccanici, elettricisti e in pochissimo tempo realizzò il miracolo, ottenendo inoltre la concessione demaniale per l’utilizzo di oltre 3600 metri quadrati di arenile, per consentire ad oltre 500 ragazzi di usufruire della bella spiaggia.
L’apertura della colonia, oltre agli onerosi problemi strutturali, sollevò subito anche difficoltà di altra natura. In particolare - problema del tutto inatteso - la presenza dei mutilatini e poliomielitici venne in un primo tempo percepita come un possibile intralcio allo sviluppo turistico della zona, sviluppo sul quale residenti, commercianti e istituzioni locali puntavano apertamente in quegli anni di boom economico.
Fu necessaria una grande opera di educazione e sensibilizzazione a vasto raggio per rimuovere vecchi e radicati pregiudizi nei confronti dei diversamente abili. Fortunatamente la vicenda ebbe un’evoluzione positiva, facilitata dal fatto che tra la popolazione si fece largo la convinzione che l’apertura della colonia avrebbe comportato vantaggi economico-occupazionali in un’area tra le più disagiate dell’intero comprensorio massese.
La colonia fu inaugurata ufficialmente con grande festa, alla presenza di donna Carla Gronchi e di altre autorità, il 14 novembre 1958. Già l’estate precedente aveva accolto oltre cinquecento ragazzi della Pro Juvenute, suddivisi in tre turni: nel primo e secondo gli assistiti nei collegi di Parma, Torino e Roma; nel terzo quelli provenienti da Pessano e Pozzolatico-Firenze. Fu un’estate gioiosa e intensa, vissuta con grande soddisfazione da monsignor Gilardi, che tanto si era speso per questo obiettivo e che vedeva così realizzato, ancor prima del previsto, quanto si era ripromesso.
Con la direzione di fratel Edesio, coadiuvato dalle suore delle Ancelle dell’Immacolata, direzione che si protrarrà ininterrottamente fino all’ottobre 1973, si aprì subito dopo la stagione della colonia permanente.
Furono ricoverati, in un primo momento, 85 poliomielitici fra bambini e bambine, che divennero successivamente 120, in grande maggioranza provenienti dalle regioni del sud. Per loro furono costituite cinque classi elementari, ufficialmente riconosciute dal ministero.
Fu realizzata e promossa un’organizzazione di tipo familiare, nella quale ciascun operatore si impegnava sempre più del dovuto, senza mai rivendicare nulla, in linea con quanto aveva sempre chiesto e desiderato l’indimenticato “papà dei mutilatini”.
Fu così che ebbe inizio la grande avventura del Centro “S. Maria alla Pineta” di Marina di Massa che, fra alti e bassi, trasformazioni notevoli, difficoltà e successi continua ancora oggi la propria attività nella Fondazione Don Gnocchi nel tentativo, al passo con i tempi, di fornire risposte efficaci e ricche di umanità ai bisogni delle persone più deboli e fragili.
Elio Landucci
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