Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Oggi solo una piccola percentuale di finanziamenti alla cooperazione internazionale va a progetti dedicati a persone con disabilità, ma pensare alla disabilità, nella cooperazione allo sviluppo, non significa più soltanto costruire ospedali e portare fisioterapisti. Dopo la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e all’interno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nell’Agenda ONU da raggiungere entro il 2030, occorre insomma adeguare i diversi ambiti delle politiche di cooperazione, passando da un approccio assistenziale a un approccio inclusivo, intervenendo soprattutto su educazione, lavoro e accessibilità ai servizi.
È stato questo il messaggio finale del convegno “Essere persona” promosso lo scorso aprile a Milano dalle ONG Fondazione Don Gnocchi, OVCI e AIFO, oggi ripresi da questa agile pubblicazione in distribuzione con il settimanale “Vita”.
«La scelta di organizzare questo evento insieme – spiegano nell’introduzione don Vincenzo Barbante, Antonio Lissoni ed Elio Cerini, presidenti delle tre ONG promotrici - è nata dalla necessità di immaginare percorsi comuni per dare più forza alla nostra azione, offrire un tavolo di confronto sulla disabilità con un convegno che mettesse al centro la fragilità della persona. Sono intervenute le voci più autorevoli delle istituzioni nazionali e internazionali, che hanno proposto la loro visione dell’approccio alla realtà della disabilità. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), l’Alto Commissariato ONU per i diritti umani, l’Unione Europea con il programma Bridging the Gap, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Tutte hanno proposto una visione comune: il rispetto della dignità umana è la guida per l’azione a favore delle persone con disabilità. Gli sviluppi del dibattito internazionale hanno approfondito questi temi e hanno elaborato proposte e linee guida innovative e importanti sulla disabilità in generale e più specificamente sulla disabilità nella cooperazione internazionale».
Tutti gli interventi del convegno hanno portato approfondimenti e arricchimenti che non possono essere dispersi o semplicemente lasciati alla memoria dei partecipanti Di qui la scelta della pubblicazione – curata dalla giornalista di Vita Sara De Carli - in cui sono raccolte interviste e la sintesi degli argomenti più importanti. Un booklet che può essere utilizzato sia come strumento di lavoro, sia per la diffusione di un approccio alla disabilità attento alla dignità, all’inclusione e all’integrazione di tutte le persone con fragilità, nello spirito trasmesso dai tre fondatori don Carlo Gnocchi, Raoul Follereau e don Luigi Monza.
Tra le pagine del booklet, le interviste a Mina Lomuscio, referente disabilità AICS; Alessia Rogai, knowledge manager and learning coordinator di Bridging the Gap 2; Jerome Bickenbach, avvocato, docente all'Università di Lucerna ed esperto di ICF e Johannes Trimmel, presidente di Concord Europe. Le conclusioni (ventotto raccomandazioni per realizzare il cambiamento) sono di Giampiero Griffo, presidente di Rete Italiana Disabilità e Sviluppo.
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