STORIE E TESTIMONIANZE

Volontariato

Sono una volontaria che opera nell’RSA “Don Gnocchi” di Seregno da circa dieci anni. Ho deciso di intraprendere questo percorso perché, nonostante allora lavorassi, desideravo donare parte del mio tempo libero a chi ne aveva bisogno.
Inizialmente mi sentivo un pesce fuori dall’acqua, poi, pian piano, mi sono ambientata e il mio rapporto con gli ospiti si è consolidato. Per me, la Fondazione Don Gnocchi è una grande famiglia e nella “casa” in cui vive è nascosto un prezioso segreto che si chiama ”amore”, che non consiste solo in quello dato ma soprattutto in quello ricevuto, da noi volontari, dagli ospiti. I momenti trascorsi in loro compagnia, regalano una grande soddisfazione difficile da spiegare. Tutte le persone anziane hanno bisogno di relazioni, di vicinanza e di ascolto. La figura del volontario costituisce un contatto con l’ospite e il mondo esterno. Madre Teresa di Calcutta diceva, rispetto all’aiuto dato ai bisognosi “quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe”.
Paragoniamo alla goccia d’acqua l’opera che ogni volontario svolge. Cerchiamo di raccontare, a tutti coloro che conosciamo, quanto è magnifica l’esperienza del volontariato, auspicando che le gocce che formano “l’oceano Don Gnocchi” possano aumentare sempre più.

Laura, Centro Ronzoni-Villa Don Gnocchi - Seregno

Dodici anni fa quando ci proposero di fare volontariato al don Gnocchi abbiamo subito accettato in quanto avendo assistito in casa una cognata e sorella spastica ci sembrava facile. Ma non è stato così perché all’inizio la realtà era diversa e il contesto ci era sconosciuto. Il tempo poi ci ha dimostrato di aver fatto la scelta giusta. Collaborare con gli educatori ci ha rafforzati umanamente e spiritualmente e ci ha dato modo di amare uno per uno gli ospiti tanto da dedicare loro la nostra collaborazione sia per il laboratorio musicale che per quello grafico-pittorico e per animare la messa della domenica con tutta la nostra famiglia. Abbiamo anche festeggiato con loro il nostro cinquantesimo anniversario di matrimonio. Abbiamo ricevuto le loro confidenze e le loro gioie, segni del loro affetto. Avremmo voluto essere là quando la sofferenza era visibile e abbracciarli uno per uno e fare sentire loro quanto era il nostro amore.
Aldo e Angela, Centro S. Maria della Provvidenza - Roma

Per me fare volontariato è comprendersi: ognuno ha le proprie fragilità. Entrare in contatto con le fragilità altrui ci permette di confrontarci e di crescere insieme. Per me fare volontariato è arricchirsi: la dimensione del ricevere è in realtà la più preziosa perché non abbiamo soltanto da offrire…
Per me fare volontariato è restituire dignità: far capire all’altro che non è solo, e che è importante per noi. Per me fare volontariato è un atto di fede: la partecipazione alla sofferenza dei malati e la condivisione dei loro pesi non è per me una compassione passeggera altrimenti sarebbe durata poco e sarebbe scomparsa lasciando il sopravvento alla stanchezza e alla fatica. È la fede che mi sostiene e mi rende capace di rinnovare ogni giorno la mia comunione con le persone malate e fragili
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Franca - Centro IRCCS Firenze

Ho iniziato a svolgere l’attività di volontariato al Centro di Pessano con Bornago, nella degenza diurna per ragazzi disabili. Avevo 16 anni, pochi amici e uscivo da una situazione difficile. Avevo bisogno di “cambiare aria”, così dicevo. Ma non avrei mai pensato che, invece di farmi cambiare aria, il volontariato avrebbe cambiato la mia vita! Tutto ciò è stato grazie a questi straordinari bambini con cui ho avuto la possibilità di lavorare. Io per loro, e loro, anche senza saperlo, per me. Ogni bambino ha tirato fuori parti di me che nemmeno sapevo di avere e mi ha insegnato nuove e profonde lezioni di vita: ho sperimentato che la comunicazione verbale è solo uno dei tanti modi per relazionarsi con gli altri. Ho imparato a vedere il bello nelle piccole cose. Ho visto la vita in un giardino, in un sorriso, in una canzone, in un battito di mani, in un disegno e persino in un budino al cioccolato. Avevo 16 anni e volevo cambiare aria. Adesso ho quasi 20 anni, ho sempre pochi amici, i problemi familiari non sono spariti, ma è cambiato qualcosa: adesso sono ricca dentro e, soprattutto, adesso sono riuscita a trovare la mia strada. Grazie bimbi, avete tirato fuori il meglio di me e ora, a mia volta, voglio usare il meglio di me per tirare fuori il meglio di voi
Federica, Centro S.Maria al Castello - Pessano

Mia moglie ed io abbiamo iniziato a fare volontariato per pura fatalità: mia moglie è stata assistita dalla Fondazione ed io, accompagnandola tutti i giorni, sono entrato a contatto di questo mondo che a 74 anni mi era completamente sconosciuto. Ci siamo trovati coinvolti a collaborare, anche se in minima parte, per alleviare le sofferenze dei ricoverati, con operatori che portano nel profondo nell'anima una grande predisposizione al bene degli altri.
Abbiamo trovato professionisti che ci hanno preso per mano e accompagnati in un percorso che custodiremo sempre nel nostro cuore.

Fausta e Gianpiero, Centro S. Maria della Provvidenza - Roma

Cari amici, il nostro pensiero in questo tempo di pandemia corre a voi ricoverati. Con voi abbiamo condiviso momenti di serenità, speranza e affetto.
Che gioia per noi incontrarvi, ascoltare e portare la luce dove le ombre, le paure e le speranze soffocate, tolgono la gioia del vivere quotidiano. Il virus ci ha divisi, ma non è mancato il nostro affetto che vi ha seguito nelle lunghe giornate di solitudine e di isolamento: abbiamo sofferto e gioito con voi…State sereni, presto torneremo ad essere quel bastone che aiuta il passo ad essere meno faticoso, quelle mani che spingono la carrozzina verso la guarigione.
Torneremo a dare al fratello che soffre un gesto di tenerezza, ascolto e affetto
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Graziella e Irma, AVO Polo Riabilitativo - La Spezia

Il compito di guarire l’ammalato è certamente svolto dal medico, ma è solo la famiglia che può alleggerire il percorso dell’ammalto sollevandolo dalle sofferenze del cuore e dalla disperazione, non abbandonandolo alla solitudine. Quando c’è questa alleanza, grazie anche al sostegno di noi volontari, c'è una guarigione non solo più bella ma anche più efficace. Sempre insieme per uno scopo comune!
Caterina, Centro Gala - Acerenza