Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Oltre quattrocento partecipanti da quasi cinquanta Paesi del mondo: bastano questi due numeri per misurare l’attenzione riservata alla prima Conferenza internazionale congiunta ICCHP (computer che aiutano le persone con bisogni speciali) - AAATE (associazione per il progresso delle tecnologie assistive in Europa), svoltasi nelle scorse settimane nella sede del Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano. Alla conferenza sull'inclusione digitale, la tecnologia assistiva e l'accessibilità - promossa con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sulle nuove tecnologie e aprire prospettive per ricercatori e professionisti del settore – ha partecipato anche la Fondazione Don Gnocchi, grazie a due contributi del team SIVALab (Unità Operativa DAT dell’IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano) sull’utilizzo della televisita per le valutazioni ausili destinate a pazienti fragili nelle fasi critiche della pandemia e ancora oggi e sui risultati ottenuti dal progetto di ricerca OMAT, finanziato dal Ministero della Salute, sulla misurazione dell’efficacia dei percorsi di valutazione ausili.
In alto, due momenti della conferenza. Qui sopra, uno degli interventi del team SivaLab e il setting della televisita per la valutazione ausili presentato nel corso dei lavori.
L’evento è stata inoltre l’occasione per la presentazione del Rapporto globale sulle tecnologie assistive pubblicato nei mesi scorsi da Organizzazione Mondiale della Sanità e UNICEF. Il rapporto presenta per la prima volta i dati relativi al bisogno di prodotti assistivi nel mondo e fornisce una serie di raccomandazioni per ampliarne la disponibilità, facilitarne l’accesso, sensibilizzare l'opinione pubblica e attuare efficaci politiche di inclusione.
«Il report è una vera e propria conquista – commenta l’ingegner Claudia Salatino del SIVALab “Don Gnocchi” -, risultato di decenni di attività di supporto, ricerca e politiche delle varie istituzioni, che possono ora prendere parte a un processo collaborativo di livello globale. È finalmente un segno di maturità del settore, opportunità per fare il punto della situazione e tracciare un percorso per i prossimi decenni».
Nel Report vengono citate, come esempi di buone prassi, due realtà di cui Fondazione Don Gnocchi è stata fondatrice: le associazioni GLIC (rete italiana con oltre 20 centri di consulenza su ausili tecnologici per le disabilità «che hanno sviluppato una metodologia e un approccio comuni – si legge nel Report - incentrati sul supporto ai propri utenti, ma anche ai professionisti della sanità, dell'assistenza sociale e dell'istruzione, ai ricercatori e ai responsabili politici») ed EASTIN (rete internazionale d'informazione sulle tecnologie per la disabilità e l'autonomia che «consente agli utenti di trovare le informazioni in un linguaggio appropriato e di analizzare, confrontare e scegliere una soluzione»).
Secondo il rapporto, oggi più di 2,5 miliardi di persone nel mondo hanno bisogno di uno o più prodotti assistivi, come sedie a rotelle, apparecchi acustici o applicazioni che supportano gli utenti con difficoltà nella comunicazione e nella sfera cognitiva. Tuttavia, a quasi un miliardo di loro è negato l'accesso, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito. Il rapporto evidenzia che il numero di persone che necessitano di uno o più prodotti di assistenza è destinato a salire a 3,5 miliardi entro il 2050, a causa dell'invecchiamento della popolazione e dell'aumento delle patologie croniche invalidanti in tutto il mondo.
Il team UOS DAT (Domotica, Ausili, Terapia occupazionale) dell'IRCCS "Don Gnocchi" di Milano
La sostenibilità economica è una delle principali barriere all'accesso alle tecnologie assistive, si legge nel rapporto OMS. Circa due terzi delle persone hanno dichiarato di aver pagato di tasca propria gli ausili in dotazione o di essersi affidati a familiari e amici.
Il Report sottolinea inoltre come l'impatto positivo dei prodotti assistivi vada oltre il miglioramento della salute, del benessere, della partecipazione e dell'inclusione dei singoli utenti: ne beneficiano infatti anche le famiglie e le società. L'ampliamento dell'accesso a prodotti assistivi di qualità, sicuri e a prezzi accessibili, comporta ad esempio una riduzione dei costi sanitari e assistenziali, come i ricoveri ospedalieri ricorrenti o le agevolazioni statali, e promuove una forza lavoro più produttiva, stimolando indirettamente la crescita economica. L'accesso alle tecnologie assistive per i bambini con disabilità è invece spesso il primo passo per lo sviluppo dell'infanzia, l'accesso all'istruzione, la partecipazione allo sport, alla società e la preparazione al lavoro.
Di qui la necessità di sviluppare, valutare e diffondere modelli alternativi di servizi, investire in ricerca e innovazione per affrontare le lacune e le sfide esistenti in termini di qualità e disponibilità dei prodotti, di promuovere la formazione per preparare personale qualificato sul tema e di garantire a tutti l'accesso alle tecnologie assistive attraverso politiche, programmi e sistemi capaci di mettere le persone al centro attraverso un approccio basato sui diritti.
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