Approvati e finanziati i nuovi progetti di accompagnamento... (Leggi tutto)
Come possiamo invecchiare in buona salute? Quali sono gli stili di vita da adottare? È possibile "allenare" la memoria e prevenire il decadimento cognitivo? E se invece dimentichiamo gli appuntamenti, perdiamo le chiavi e non troviamo le parole giuste ci dobbiamo preoccupare? E a chi possiamo rivolgerci?
Sono domande alle quali ha provato a rispondere nei giorni scorsi l’équipe della RSA aperta del Centro “S. Maria al Castello” di Pessano con Bornago (Mi).
In occasione della "Settimana del cervello", la struttura brianzola della Fondazione Don Gnocchi ha promosso un evento formativo molto partecipato, dedicato alle buone pratiche per invecchiare in salute. Oggi in Italia oltre un milione di persone soffre di demenza e il trend sta purtroppo aumentando. Dopo gli 85 anni, quasi la metà delle persone ne è affetta. Non esiste una cura: ecco perché è fondamentale la prevenzione.
Il dottor Mauro Mauri, geriatra e responsabile medico del Centro, ha indicato un percorso di buone pratiche per una vecchiaia serena. «Partendo dalle ultime ricerche scientifiche – spiega -, bisogna perseguire un corretto stile di vita che preveda anzitutto il controllo dei fattori di rischio quali l'ipertensione arteriosa, il diabete e l'obesità. Poi è necessario un corretto esercizio fisico quotidiano, come ad esempio camminare tutti i giorni circa un’ora, praticare durante la settimana nuoto, bici o corsa per almeno trenta minuti e svolgere alcuni esercizi con i pesi, naturalmente per persone con un’età e un fisico in grado di farlo. Serve inoltre una dieta bilanciata, che preveda un consumo quotidiano di frutta, verdura e frutta secca, legumi come principale fonte di proteine, olio d'oliva, pesce due o tre volte la settimana e pochissima carne».
Particolarmente indicata è la promozione di relazioni sociali e creatività ed è anche opportuno intraprendere percorsi di stimolazione cognitiva per allenare la mente, attraverso incontri di memory training o attività in autonomia come leggere, fare cruciverba o rimanere informati sull’attualità.
È tuttavia possibile che prima o poi accadano eventi che vanno interpretati come veri e propri campanelli di allarme: «I casi più frequenti riguardano la difficoltà ad apprendere e ricordare nuove informazioni, con la persona che è più ripetitiva, ha problemi a ricordare il contenuto di recenti informazioni, eventi, appuntamenti o perde frequentemente gli oggetti, come ad esempio le chiavi di casa. Ci sono poi difficoltà ad eseguire compiti complessi, con problemi ad effettuare attività che richiedono più fasi in sequenza (ad esempio preparare il pasto) o il venir meno dell’orientamento spaziale e temporale, con problemi a guidare l’auto e ritrovare la via di casa o il non sapere il giorno e il mese corrente. Altri campanelli d’allarme sono il linguaggio, con impedimenti nel trovare le parole per esprimersi o a denominare gli oggetti comuni, e il comportamento, con la persona che appare più passiva, meno coinvolta nelle attività familiari e più irritabile del solito. In tutti questi casi, è utile rivolgersi a un geriatra o a neurologo, al fine di verificare se si è in presenza di un principio di demenza».
Il dottor Mauro Mauri (ultimo a destra) con l'équipe della Rsa aperta del Centro di Pessano con Bornago
La demenza è definita come la progressiva perdita delle funzioni cognitive, di entità tale da compromettere l’autonomia nella vita quotidiana: «E in questo caso – evidenzia la dottoressa Chiara Minervini, coordinatrice della Rsa aperta di Pessano – che si entra nel campo dell’invecchiamento patologico. Un’eventualità che coinvolge purtroppo un ampio ventaglio di persone e famiglie, alla quale si può far fronte, qualora vi siano le condizioni, attraverso un servizio di assistenza domiciliare che si chiama “Rsa Aperta” regolato dalla Regione Lombardia. Il servizio è rivolto principalmente a persone con demenza o decadimento cognitivo certificato da neurologo o geriatra e ha come obiettivo quello di poterle assistere a domicilio, senza rivolgersi a una struttura residenziale o almeno posticipare questo bisogno nel tempo. Il servizio è gratuito e facile da attivare: basta compilare la domanda con la certificazione di visita geriatrica o neurologica che attesti la presenza di decadimento o deterioramento cognitivo. Al paziente sarà dedicato un piano assistenziale individuale (PAI) con validità 90 giorni, che verrà poi rinnovato automaticamente dai terapisti che seguiranno il caso, prendendosi cura dell'anziano e della sua famiglia».
L’équipe della RSA Aperta - attiva a Pessano e in altre strutture della Fondazione, quali l’Istituto “Palazzolo” di Milano - prevede diverse figure professionali, quali lo psicologo, il fisioterapista, il logopedista, il terapista occupazionale e l’operatore sociosanitario.
«La presenza di queste figure – prosegue la dottoressa Minervini - aiuta l'anziano e la sua famiglia a convivere con questa patologia. Il servizio prevede attività di stimolazione cognitiva e motoria, per mantenere o implementare le funzioni residue della persona, la terapia occupazionale per organizzare al meglio le attività quotidiane e gli spazi casalinghi, l’assistenza alle cure igieniche e la presa in carico della disfagia. È inoltre previsto un servizio di supporto psicologico ai caregiver, che necessitano di confronto o di supporto emotivo».
Da aprile il ventaglio di servizi comprenderà anche attività motorie e cognitive in gruppo che si svolgeranno nelle palestre del Centro.
Per informazioni: tel. 02 95540544 - 347 5176720.
Email: rsaaperta.pessano@dongnocchi.it
Ufficio Stampa Fondazione Don Gnocchi
Milano, tel. 02 39703245 – 335 8498258
ufficiostampa@dongnocchi.it