Il progetto - attivato al Centro S. Maria ai Colli -... (Leggi tutto)
Il lockdown ha protetto i bambini e gli adolescenti con disabilità dal virus, ma l’isolamento ha limitato il ricorso ai servizi di riabilitazione. La risposta più efficace rimane la teleriabilitazione, che deve essere resa sempre più accessibile, con il necessario supporto alle famiglie.
È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Università Statale di Milano - in collaborazione con la Fondazione Don Gnocchi, l’Ospedale Buzzi e l’Università di Milano-Bicocca - pubblicato su Disability and Health Journal. Lo studio analizza l’impatto del lockdown della primavera scorsa su un campione di 514 bambini e adolescenti affetti da malattie neurologiche, residenti quasi tutti in Lombardia.
Nei mesi di marzo e aprile dello scorso anno le famiglie dei minori con disabilità seguiti dalla Neurologia Pediatrica dell’Ospedale Buzzi e dall’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Milano sono state contattate telefonicamente per conoscere tramite un questionario le condizioni di salute durante il lockdown e nei due mesi precedenti, oltre alle possibilità di accesso alle cure e alla riabilitazione durante il lockdown e una serie di parametri di interesse rispetto alle pandemia (condizioni abitative, contatti…).
I risultati rivelano che nessuno ha ricevuto una diagnosi di Covid, anche se il 40 per cento dei bambini aveva presentato sintomi di infezione virale tra gennaio e febbraio. Tale percentuale si è ridotta al 10 per cento nei mesi di chiusura, dimostrando che il lockdown ha protetto questi bambini dal rischio di contrarre il virus.
Per l’accesso alle cure, la metà delle famiglie ha mantenuto un contatto stabile con il pediatra e il Centro di riferimento; anche la metà circa dei bambini che seguivano un percorso di riabilitazione ha proseguito i trattamenti a distanza. Se si considera che prima della pandemia la modalità telematica era minima, emerge lo sforzo notevole per superare l'isolamento e garantire una presa in carico più ampia.
«I bambini con malattie neurologiche - spiega Pierangelo Veggiotti, dell’Università Statale, coordinatore dello studio - sono una popolazione particolarmente fragile e di cui si parla poco, che richiede una attenzione del tutto speciale anche in tema di politiche sanitarie in situazioni di emergenza come quella della pandemia».
«Nei mesi di lockdown – aggiunge la dottoressa Ivana Olivieri, responsabile della Neuropsichiatria Infantile del Centro IRCCS “Don Gnocchi” di Milano (nella foto) – abbiamo cercato di trasferire a casa le attività svolte in struttura, con gli strumenti a disposizione, utilizzando le applicazioni più comuni e sensibilizzando e coinvolgendo i genitori».
Sono stati mesi impegnativi, con sedute svolte durante i fine settimana, o negli orari più disparati, cercando di ricreare un setting il più professionale e terapeutico possibile.
«Abbiamo registrato un alto tasso di gradimento da parte dei genitori – continua Olivieri - che hanno sempre potuto contare sul nostro supporto psicologico».
Anche per queste ragioni, con la graduale ripresa delle attività in presenza, la teleriabilitazione non è stata abbandonata. La riflessione in corso all’interno del Dipartimento di Neuropsichiatria e Riabilitazione dell’età evolutiva della Fondazione Don Gnocchi è di consolidare questi percorsi e di strutturarli per il futuro, al di fuori dell’emergenza, con l’istituzione di linee guida, mettendo a frutto materiali ed esperienze e valorizzando appieno le potenzialità della piattaforma tecnologica.
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Impact of COVID-19 lockdown in children with neurological disorders in Italy - Bova SM, Basso M, Bianchi MF, Savaré L, Ferrara G, Mura E, Redaelli MG, Olivieri I, Veggiotti P; Milan COVID-19 and Child Neurology Study Group. Disability Health J. 2020 Dec 16:101053
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